A Cortona il doppio e l’ispirazione etrusca di Gino Severini
Giano-Culsans: il doppio e l’ispirazione etrusca di Gino Severini
MAEC, Cortona
30 marzo – 4 maggio 2025
“Caro Picasso,
Ti invio altre foto delle statuette etrusche del Museo di Cortona, che ho fatto fare per te e che spero troverai interessanti. La mia piccola città di Cortona è davvero piacevole e mi dispiace dovere partire domani… Forse ci rivedremo a Cannes quest’inverno. Ti ho molto pensato tra questi Etruschi…”
Nel settembre del 1958 Gino Severini scrive al suo amico Picasso confermando, come già aveva fatto in una precedente missiva, qualche mese prima, il suo interesse per le sculture etrusche conservate nel museo della città natale Cortona, dove era tornato per lunghi soggiorni estivi dopo tanti anni di lontananza.
Proprio l’ispirazione tratta da queste opere, e in particolare dalla famosa statuetta bifronte raffigurante la divinità Culsans – tra le icone della collezione etrusca cortonese rinvenuta casualmente, insieme a quella di Selvans, a ridosso delle mura della città toscana nel 1847 – è al centro di una piccola ma illuminante mostra-dossier.
Si tratta di Giano-Culsans: il doppio e l’ispirazione etrusca di Gino Severini che, dopo la prima uscita alla Fondazione Rovati a Milano, sarà ora al MAEC di Cortona dal 30 marzo al 4 maggio 2025.
Un’occasione di singolare contaminazione tra antico e moderno che consente di gettare nuova luce su fascinazioni, suggestioni creative e momenti biografici di una delle figure più rilevanti dell’arte del Novecento.
Si accostano per la prima volta i famosi bronzi votivi custoditi al MAEC, raffiguranti due figure mitologiche di età ellenistica e databili alla prima metà del III secolo a. C., e il Giano bifronte che Severini realizza a Parigi nel 1962 nella fonderia di Mario Busato.
“Cortona è una città molto, molto antica” aveva scritto a Picasso. “Pensa che io l’ho scoperta l’anno scorso, per così dire, perché me ne sono andato a 16 anni (espulso da scuola, da tutte le scuole d’Italia, per 2 anni), e allora i Pelasgi, i Romani e persino Signorelli, mio concittadino, mi interessavano poco”. La visita che Severini fece al Museo di Cortona in quell’estate del 1958 fu illuminante.
Richiese appositi scatti fotografici della statuetta bifronte del Culsans – il Giano romano dio del passaggio posto probabilmente a tutela della porta monumentale d’accesso alla città, bifronte per guardare fuori e dentro le mura.
Chiese però anche le riproduzioni di un altro nucleo di sculture, che lo colpirono per la linearità, l’essenzialità dei caratteri, il realismo: statuette di oranti maschili e femminili dalle forme allungate, modernissime.
Quelle fotografie fecero da traccia, fissarono il ricordo, continuarono a stimolarlo fino alla creazione finale del Giano bifronte.
Ma quelle stesse fotografie Severini volle inviarle anche a Picasso, l’amico con cui da anni amava confrontarsi. La mostra contribuisce a mettere ulteriormente a fuoco la relazione fondamentale tra due mostri sacri dell’arte moderna.
Così anche l’autore di Guernica pare abbia tratto ispirazione dai bronzi etruschi di Cortona.
“La cosa curiosa – scrive Romana Severini nella pubblicazione che accompagna la mostra – è che in quei tempi anche Picasso realizzò una scultura ispirata al Giano etrusco, che io vidi presentata a un’asta. Si può ipotizzare che Picasso leggendo la lettera di mio padre scritta da Cortona […] si fosse invogliato, lui curioso di tutto quello che poteva intraprendere di nuovo, a elaborare una sua versione…”
Giano-Culsans: il doppio e l’ispirazione etrusca di Gino Severini
al MAEC fino al 4 maggio