La donazione e la prima sede
ONOFRIO BALDELLI e GIANGASTONE DE’ MEDICI
L’atto di nascita del museo corrisponde all’anno 1727, quando l’abate Onofrio Baldelli donò il suo museo e la sua «libreria» all’istituzione, promossa dai nipoti, Marcello, Filippo e Ridolfino Venuti, che si erano riuniti con altri nobili cortonesi per «erigere una società, o sia accademia di scienze et erudizioni».
La sede all’ultimo piano di palazzo Casali fu concessa dal Granduca di Toscana Giangastone de’ Medici; in essa, dopo una lunga serie di lavori di restauro e di adattamento protrattisi fino al 1753, furono collocati sia la biblioteca sia il museo, uniti dalla comune funzione di promozione culturale che era lo scopo stesso dell’Accademia.
Al nucleo iniziale, costituito dalla collezione Baldelli, si aggiunsero nel corso del XVIII secolo molti altri pezzi, soprattutto archeologici, donati dai singoli soci o dai Lucumoni che presiedevano l’attività dell’Accademia;
essi inoltre erano tenuti, per tradizione, ad offrire un loro ritratto, la cui raccolta costituisce un importante documento di vita accademica;
prezioso e singolare è il dono fatto dal Lucumone Carlo Ginori nel 1756 del tempietto in porcellana dedicato alle glorie della Toscana.
Accademia Etrusca
UNA FAMA CHE VARCA I CONFINI
L’attività collezionistica fu così vivace che ad essa dettero la loro entusiasta adesione alcuni fra i maggiori studiosi italiani, francesi, inglesi e tedeschi: fu così che il nome dell’Accademia Etrusca divenne famoso anche e soprattutto fuori dei confini nazionali.
Dopo l’unità nazionale, la vita dell’Accademia, a partire dal 1874, si è identificata con quella del suo bibliotecario e conservatore del museo e poi Lucumone Girolamo Mancini; interessato soprattutto ad un’intensa attività nel campo bibliografico, non mancò di occuparsi del museo che in quel periodo si arricchì notevolmente: alla fine del secolo fu acquisito il lascito di mons. Guido Corbelli, Vescovo di Cortona, che come delegato apostolico per l’Arabia e l’Egitto aveva raccolto una grande quantità di oggetti: tutto egli volle donare al museo della sua città, che poté così ottenere una raccolta di antichità egiziane fra le principali d’Italia.
Le vicende che si sono accavallate fra l’inizio del Novecento e la fine della seconda guerra mondiale ebbero solo in parte riflessi negativi sul Museo, che peraltro arricchì notevolmente le sue raccolte, soprattutto con l’acquisizione dell’intera collezione Tommasi-Baldelli; alla fine degli anni Quaranta il Museo fu definitivamente ampliato, occupando tutto il piano nobile di palazzo Casali con rinnovati e moderni criteri espositivi e di pubblica fruizione; in epoca ancor più recente, il museo si è ulteriormente arricchito con una preziosa raccolta di opere di uno dei promotori del movimento futurista, Gino Severini, cortonese, che volle lasciare alla sua città natale un segno della sua grandezza.
Il Museo cambia Aspetto
I RITROVAMENTI DEL MELONE DEL SODO
Un’ulteriore tappa del lungo processo di arricchimento delle collezioni museali è della primavera del 1995, nel momento in cui la Soprintendenza Archeologica per la Toscana ha depositato nelle sale dell’Accademia, restaurate per l’occasione, i reperti provenienti dalla tomba etrusca il “Melone secondo del Sodo”. Ciò portò ad una ulteriore ampia trasformazione del Museo, che ne ha profondamente mutato l’aspetto e arricchito il contenuto.
Così nel 2005 il vecchio Museo è divenuto “MAEC-Museo dell’Accademia Etrusca e della Città di Cortona”, un organismo che fino dalle prime settimane della sua riapertura ha riscosso un grande successo, e che restituisce a Cortona il prestigio – mai sopito peraltro – di un centro di grande importanza e in continuo divenire, centrale nella offerta culturale della città.